La Season of the Dragon, l’evento che durante l’anno ha interessato il mondo di ESO, è giunta infine alla sua conclusione. Abbiamo trattato in passato i principali contenuti che ne hanno fatto parte, tra i quali spicca senza dubbio la bellissima espansione Elsweyr (potete trovare la nostra recensione qui). Eravamo quindi particolarmente curiosi di vedere come il team sarebbe riuscito a portare a termine questo mastodontico evento e dopo una prova abbastanza approfondita di Dragonhold, non possiamo che ritenerci pienamente soddisfatti dalla sua conclusione ma dubbiosi sul futuro del titolo. Prepariamoci quindi a tornare ancora una volta a Tamriel, per porre fine definitivamente alla minaccia dei draghi.
Torneremo nuovamente nella regione di Elswyr ma questa volta l’azione si concentrerà nella parte sud della provincia, Pelletine. Un tempo parte integrante della Confederazione di Elswyr, la regione è stata devastata da una terribile epidemia nel passato che ha permesso a culti e banditi di prendere rapidamente possesso della zona. Soltanto la città portuale di Senchal, grazie ad un piccolo contingente imperiale, riesce a mantenere una parvenza d’ordine nelle turbolente terre che la circondano. Se già la situazione sarebbe tutt’altro che tranquilla così, la presenza di un drago in una fortezza vicina alla città mette in allerta la da poco rifondata Dragonguard ed il suo capitano Sai Sahan, intenzionato a porre fine in modo definitivo alla minaccia rappresentata da queste potentissime creature. Inizia così una ricerca di alleati per rinfoltire le esili fila dell’ordine in vista della battaglia imminente, ricerca che ci permetterà di esplorare a fondo la regione e di venire a contatto con le numerose storie che la popolano. La narrazione come sempre si conferma un punto di forza della produzione, che grazie ad una scrittura solida e ben realizzata riesce a dar vita a quest interessanti e con diversi colpi di scena. Le usanze e le leggende dei Khajiit ricoprono ancora un ruolo fondamentale nell’intreccio generale, e sarà proprio nel passato di questo popolo che troveremo i mezzi per combattere l’orda di draghi che minaccia il mondo. Altro elemento interessante è senza dubbio la presenza di una piccola serie di quest extra, che si sblocca solamene dopo aver portato a termine sia la quest principale di Elswyr che quella di Dragonhold e che ci vedrà nuovamente contrapposti a Kaalgrontiid, in un disperato tentativo di mettere fine alle sue macchinazioni.
Il gameplay delle missioni principali cerca di introdurre varietà attraverso l’uso di alcuni puzzle ambientali, ma il risultato finale è qualitativamente altalenante. Le potenzialità legate all’uso dell’arco che avevano caratterizzato il prologo del DLC, con i suoi puzzle basati sul movimento e l’esplorazione, non vengono mai davvero sfruttate ed i pochi puzzle presenti si rivelano o troppo semplici o poco piacevoli da risolvere. La lunga sequenza con i cubi arcani presente nelle fasi finali si dimostra un chiaro passo falso da parte del team, che finisce per rallentare il giocatore con un enigma facilmente risolvibile ma ostacolato da una gestione quantomeno discutibile delle collisioni. Altro punto dolente del DLC sono senza dubbio le sue boss battle, che nonostante la spettacolarità visiva non si dimostrano particolarmente entusiasmanti da giocare. I due draghi che andremo a combattere non si dimostrano avversari particolarmente originali dal punto di vista puramente meccanico, con pattern d’attacco facilmente memorizzabili e prevedibili. Questa caratteristica è esacerbata dalla considerevole quantità di salute dei nemici (veramente enorme se li affronterete senza l’aiuto di amici), che trasforma quelli che dovrebbero essere esaltanti combattimenti in lunghissimi esercizi di pazienza e costanza. Il combat system di ESO non si presta a scontri particolarmente lunghi e le dimensioni considerevoli dei nemici rendono difficile capire se i colpi sono andati a segno oppure no. Indubbiamente il titolo deve trovare un modo per evolversi da questo punto di vista, migliorando un gameplay che inizia a mostrare pesantemente i suoi limiti e la sua semplicità.