Continua il viaggio all’interno della fortunata e coinvolgente saga di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, che grazie alla pubblicazione su console di generazione attuale è finalmente sbarcata nel mercato occidentale con i dovuti onori. La mia esperienza con il primo capitolo è stata infatti più che soddisfacente e le aspettative per le nuove avventure di Rean e soci erano decisamente altissime. Considerando la natura di sequel diretto di questo secondo capitolo e viste le pochissime modifiche al gameplay apportate, vi consiglio di rileggere la recensione del primo episodio (che potete trovare qui) per quanto concerne l’aspetto meramente ludico della produzione, mentre in quest’articolo andrò a trattare principalmente la componente narrativa del titolo e le modifiche rispetto al precedente capitolo.
Iniziamo col dire che aver giocato il primo capitolo è un prerequisito fondamentale per poter godere appieno della complessa trama di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel II. Nonostante sia presente la possibilità di consultare un comodo riassunto diviso per capitoli (utilissimo per coloro che hanno abbandonato il primo episodio prima della sua conclusione), la mole di intrecci e personaggi che caratterizzano la produzione è veramente difficile da sintetizzare in poche parole ed il rischio di perdere dettagli o sfumature è veramente elevatissimo. La storia riparte da dove si era interrotta, con Rean che deve fare i conti con la bruciante sconfitta subita ed il paese devastato dalla guerra. I sogni di pace che permeavano i pensieri dei protagonisti sono stati rapidamente distrutti dalla Fazione dei Nobili, che unendosi al Fronte di Liberazione Imperiale ha dichiarato una guerra senza quartiere al precedente ordine stabilito. Dopo un breve periodo di recupero dovuto alle ferite subite, Rean sarà nuovamente trascinato nel conflitto dal rapimento della giovane sorella Elise e della principessa Alfin per mano della Fazione dei Nobili, obbligando quindi il nostro eroe a tornare in azione. Dovremo quindi trovare i membri della Classe VII, in fuga dall’esercito nemico e nascosti nelle varie regioni dell’impero, per formare una squadra in grado di opporsi ai nostri formidabili avversari e riportare la pace nel paese. Rispetto al primo capitolo, la narrazione appare decisamente più concitata e accattivante, avendo già presentato la maggior parte dei personaggi fondamentali in passato e potendosi quindi dedicare maggiormente ai numerosi colpi di scena e sconvolgimenti politici che popolano la trama.
Abbandonata quindi la struttura fortemente cadenzata del predecessore, il secondo capitolo opta per un divisione in atti di ampio respiro dando luogo ad un gradevole cambio di ritmo narrativo rispetto al passato. Anche il tono narrativo cambia, abbandonando i suoi temi di formazione adolescenziale per meglio rappresentare le varie tematiche legate al conflitto in atto. Maggiore profondità è stata data all’introspezione di Rean, che viene messo spesso davanti ai suoi fallimenti ed alle sue insicurezze, facendo costantemente riflettere il nostro eroe sulle sue responsabilità nei confronti dei suoi amici e dei suoi alleati. Con questo non vogliamo di certo suggerire che il resto del cast non sia adeguatamente caratterizzato, al contrario i vari personaggi (sia quelli vecchi che i nuovi membri del cast) si dimostrano ancora una volta profondi e carismatici, contribuendo al pregevole intreccio che caratterizza la narrazione. La guerra ricopre un ruolo fondamentale nell’opera e le varie fazioni coinvolte sono tratteggiate con assoluta maestria, creando un contesto dinamico dove il confine tra nemico ed alleato è particolarmente labile. Sebbene sia facile distinguere tra giusto e sbagliato nelle prime fasi del titolo, la parte finale della storia stravolge spesso le nostre convinzioni e rende ogni valutazione morale molto più complessa. Nonostante il finale sia decisamente più soddisfacente rispetto a quello del primo episodio, che troncava la storia in modo quasi troppo brusco, numerosi interrogativi restano ancora aperti dando luogo ad una certa aspettativa nei confronti del terzo capitolo. Un piccolo neo che non compromette la bontà dell’opera è senza dubbio il ritorno di fetch quest che nel concitato contesto narrativo appaio un po’ fuori luogo, anche se il titolo tenta (non sempre con successo) di integrare queste richieste nella narrazione del conflitto. Sul fronte narrativo non posso quindi che promuovere a pieni voti il titolo, che ancora un volta sa regalare una storia avvincente e ricca di personaggi e situazioni interessanti.
Per quanto concerne il gameplay rinnovo il mio suggerimento di recuperare la precedente recensione poiché non ci sono state modifiche veramente degne di nota. Il sistema di sviluppo è quasi immutato rispetto al passato, apportando solo modifiche marginali nella gestione dei quartz. Dovremo infatti migliorare i vari slot a nostra disposizione per consentirci di equipaggiare i quartz più rari e per sfruttarne il pieno potenziale, in una meccanica non dissimile da quella legata allo sblocco degli slot (meccanica totalmente rimossa visto che partiremo con tutti gli slot sbloccati). Anche il sistema di combattimento non presenta sostanziali novità, con l’introduzione dell’Overdrive che permette di recuperare salute e risorse e potenzia i nostri attacchi e quelli del compagno linkato per 3 turni. Una piccola nota va inoltre spesa sulla mappa di gioco, che è stata resa più facilmente consultabile grazie all’introduzione di apposite icone che indicano i principali punti d’interesse. Sebbene sarebbe facile interpretare la mancanza di novità come “pigrizia” da parte del team, a mio avviso questo è da imputare a due diversi fattori: il primo è che il titolo è praticamente da considerare come una seconda parte rispetto al precedente episodio, un continuo diretto più che un sequel, e quindi eccessive variazioni avrebbero fatto venire meno il senso di continuità con il passato; il secondo è che il sistema di gioco si era già dimostrato più che adeguato in passato, privando quindi il team della reale necessità di rivederne la formula. Se però sul fronte del gameplay il titolo si dimostra assolutamente all’altezza, tecnicamente sono presenti alcune incertezze che fanno indubbiamente storcere il naso. Nonostante il cambio di outift fatto dalla maggior parte dei personaggi conferisca loro nuova vita, i modelli dei mostri non mostrano nessun miglioramento apprezzabile rispetto al passato, tradendo le origini old gen del titolo. Lo stesso avviene con i vari ambienti, che riutilizzano gli stessi asset del primo capitolo, creando una fastidiosa sensazione di riciclo. Da segnalare inoltre la presenza di alcuni fastidiosissimi rallentamenti anche su PS4 Pro, apparentemente irrisolvibili a detta del team di sviluppo e decisamente inacettabili vista l’origine del titolo. Il comparto tecnico quindi non soddisfa appieno, e la speranza è che con il passaggio totale a next gen del prossimo capitolo queste incertezze vengano totalmente accantonate.